La scorsa settimana una tregua delle condizioni meteo ci ha permesso di mettere a dimora le piantine dei nostri orti: pomodori, peperoni, melanzane e zucchine.
Nell’azienda agricola di famiglia pratichiamo l’agricoltura in campo aperto, cioè senza fare uso delle serre. Seguiamo la stagionalità delle diverse varietà di verdure e ortaggi che coltiviamo e poi trasformiamo a mano.
Sappiamo bene che si tratta di una scelta in controtendenza ma è la mission che ci siamo dati. Coltivare specie autoctone dell’Alta Valle del Sele, nel rispetto dei tempi dettati dalla natura. Per ottenere dalla loro trasformazione a mano solo prodotti di eccellenza.
Fare agricoltura in questo modo ci permette anche di continuare a coltivare varietà che altrimenti scomparirebbero. Si tratta di varietà orticole che sono espressione dell’area in cui operiamo, sia perché da sempre presenti, sia per le caratteristiche organolettiche strettamente legate ai suoli di queste aree.
Come ci spiega bene il nostro agronomo di fiducia, Angelo Napoliello, che per anni è stato responsabile dell’area del Sele per la Regione Campania. I suoi consigli animano il percorso che stiamo facendo.
Le parole dell’agronomo
“Casa Iuorio sta recuperando il germoplasma di antiche varietà orticole e in questo modo le salva dall’estinzione – afferma Napoliello. Non è una cosa da poco perché si tratta di varietà “pure” rispetto alle specie geneticamente modificate, nate per rispondere meglio alle esigenze della grande industria. Il risultato è che tutto quello che mangiamo ha lo stesso sapore”.
Un confronto con il passato è inevitabile.
“Fino a qualche anno fa – continua Napoliello, esistevano molte varietà orticole. Alcune non avevano un nome ben definito e spesso derivava dall’uso che se ne faceva come, ad esempio, il “pomodoro al sole” o il “pomodoro quarantino”. Stessa cosa per il peperone: c’era quello per friggere o quello da mettere a seccare per l’inverno. La cosa bella era che gli ortaggi coltivati in zone diverse avevano un sapore diverso, perché era il terreno a conferire ogni caratteristica. Un pomodoro coltivato a Colliano, ad esempio, aveva un sapore diverso da un pomodoro coltivato a Palomonte e questa era una grande ricchezza. Purtroppo l’omologazione dettata dall’industria ci sta facendo perdere questa varietà, ecco perché il lavoro di Casa Iuorio va valorizzato e preservato”.
Il valore delle coltivazioni in campo aperto
Angelo Napoliello ci spiega che cosa significa coltivare in campo aperto.
“Mettere a dimora le piantine di verdure e ortaggi in campo aperto garantisce che saranno alimentate da agenti naturali quali vento, acqua e sole. Soprattutto i raggi del sole svolgono una funzione molto rilevante nella crescita e nella maturazione dei frutti. Si capisce subito quanto ciò possa essere differente rispetto a far crescere le piantine in un ambiente a temperatura stabile, mantenuta in modo artificiale. Sicuramente c’è un ambiente protetto che però non è naturale”.