Maccaturi ai due pomodori

Ingredienti:

 

Procedimento

  • Per preparare i maccaturi ai due pomodori, iniziamo lavorando i pomodori confit: prendiamo i datterini al naturale e dividiamoli in due parti. Disponiamoli su una teglia foderata con carta forno e condiamoli con olio extra vergine di oliva, sale, zucchero e aromi (basilico, timo). Facciamo cuocere in forno a 140° per circa 2 ore.
  • Mettiamo la genovese napoletana in un colino, con sotto un contenitore, e schiacciamo leggermente con un cucchiaio, in modo da far uscire il liquido contenuto all’interno.
  • Prepariamo la pasta formando una fontana con la farina setacciata e disponendo l’uovo all’interno. Lasciamo riposare sotto un canovaccio o all’interno di una busta o pellicola trasparente.
  • A parte prepariamo i due pomodori. Mettiamo un filo d’olio in una padella e aggiungiamo la salsa di datterino giallo (si può aggiungere anche aglio e basilico se ci piacciono). Ripetete la stessa operazione con il datterino rosso. Mettiamo entrambe le salse in una ciotola a raffreddare.
  • Stendiamo la pasta e formiamo dei quadrati. Farciamoli con la genovese. Formiamo un triangolo e richiudiamo come mostrato nella videoricetta. Cuociamo i “maccaturi” per circa 7 minuti. Intanto scaldiamo la salsa fuoriuscita dalla genovese. Spegniamo il fuoco e aggiungiamo due cucchiaini di crema al caciocavallo e tartufo e mescolate. Scoliamo la pasta all’interno.
  • A questo punto possiamo impiattare. Disponiamo i sughi ai due pomodori sul piatto e adagiamo i maccaturi conditi con la salsa, qualche pomodoro confit e i germogli di rafano.
  • Il piatto è pronto, buon appetito!

 

Ricetta a cura di Maria Giovanna Parisi, fondatrice del progetto Maramé, che così descrive il piatto:

Il termine dialettale maccatur’ deriva dal latino muccare, ovvero soffiarsi il naso. “U Maccatur” infatti, nel dialetto dell’Alta Valle del Sele, non è altro che un fazzoletto, che in tempi non eccessivamente remoti (ancora oggi alcune donne anziane ne fanno uso), veniva utilizzato dalle donne come una sorta di copricapo. Ho ritrovato lo stesso gesto nella chiusura della pasta, così mi è piaciuto dargli questo nome e una forma simile affinché questo ricordo permanga nella memoria e magari si conservi attraverso il cibo. Questo piccolo maccaturo porta con sé uno dei ragù tipici della nostra regione: la genovese. Per colorare ed insaporire ulteriormente il piatto non potevo non utilizzare i meravigliosi datterini gialli e rossi di Casa Iuorio che, attraverso un gioco di consistenze, rendono tutto più buono.

 

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